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Nel panorama dell’innovazione italiana, il concetto di Venture Building si sta affermando come una metodologia capace di trasformare idee e proprietà intellettuali in realtà imprenditoriali concrete. Tuttavia, il tradizionale approccio basato esclusivamente sulle università e sui centri di ricerca presenta limiti strutturali. Il Venture Building potrebbe trovare un nuovo slancio partendo direttamente dall’industria, con un focus sulle piccole e medie imprese italiane.
In Italia ci si concentra molto sul trasferimento tecnologico accademico, ma le aziende, soprattutto le PMI, hanno una straordinaria capacità di innovazione che applicano però solo al proprio settore. Un’innovazione nata nell’industria meccanica, per esempio, potrebbe avere applicazioni straordinarie nel settore medicale o nell’ automotive, ma spesso non viene esplorata questa possibilità.
L’ idea potrebbe essere quella di affiancare le imprese nel processo di trasformazione delle loro innovazioni in startup autonome, mantenendo il coinvolgimento dell’azienda madre. ll Venture Building può essere la risposta alle principali difficoltà che una PMI incontra nel diversificare le proprie innovazioni: mancanza di competenze specifiche, risorse limitate e conoscenza del mercato target.
L’approccio proposto combina capitale di rischio e metodologie di Venture Building attraverso la creazione di team dedicati, capaci di trasformare una proprietà intellettuale o un asset aziendale in un’impresa autonoma, dotata di un modello di business scalabile e sostenibile. Ad esempio, un'azienda attiva nella meccanica di precisione, che ha sviluppato una tecnologia innovativa, potrebbe contribuire alla nascita di una startup destinata ad applicare tale tecnologia in un settore nuovo. Questo processo avviene con il supporto di partner esterni e può prevedere anche la raccolta di capitali da investitori privati, come fondi di venture capital.
Cos’è il Corporate Venture Building (CVB)
Il Corporate Venture Building è un modello di innovazione che consente alle imprese consolidate di creare nuove startup partendo da asset, know-how, tecnologie o idee interne. A differenza dell’innovazione incrementale, il CVB mira alla generazione di nuovi business autonomi, potenzialmente distaccati dal core aziendale, ma sviluppati e lanciati con il supporto strategico della casa madre.
Gli elementi chiave di questo approccio sono:
Valorizzazione degli asset esistenti: brevetti, infrastrutture, dati, network, capitale umano.
Costituzione di entità societarie autonome, con governance dedicata.
Utilizzo di metodologie proprie delle startup: Lean Startup, Customer Development, Agile/Scrum, Growth Hacking, Design Thinking, OKR.
Possibilità di raccogliere capitali esterni, mantenendo l’azienda madre come azionista di riferimento.
Il CVB permette quindi di combinare la solidità di un’impresa con l’agilità imprenditoriale necessaria per esplorare nuove opportunità di mercato.
Nel contesto italiano, il CVB è ancora poco diffuso e spesso confuso con altre attività di innovazione. Alcune PMI stanno sperimentato iniziative simili, ma quasi sempre in modo episodico, su singoli progetti. Al contrario, le esperienze dall’estero con l’istituzione di Venture Builder interni, ci dimostrano che il modello funziona davvero quando viene implementato come processo continuo, con:
un portfolio ampio di venture da testare in parallelo;
un funnel di validazione strutturato con gate, KPI e metriche chiare;
una logica di investimento progressivo, dove il budget viene allocato in base alle evidenze raccolte dal mercato nelle varie fasi del processo di validazione.
L’Italia possiede un enorme patrimonio di innovazione racchiuso nelle sue PMI, spesso legato a competenze altamente specifiche e settoriali, che tuttavia restano confinate al proprio ambito di origine, senza riuscire a esprimere pienamente tutto il loro potenziale. È proprio partendo da questa ricchezza nascosta che il Venture Building può trasformarsi un vantaggio competitivo concreto e duraturo per le PMI più lungimiranti.
L’adozione del Corporate Venture Building nelle PMI italiane richiede consapevolezza degli ostacoli e l’implementazione di soluzioni pratiche. Di seguito una sintesi basata sulle nostre esperienze:
Mancanza di focus strategico: Le idee innovative non sono guidate da una visione chiara.
Soluzione: Definire una Innovation Thesis allineata agli obiettivi aziendali.
Struttura e governance inadeguata: Le nuove iniziative soffocano nella burocrazia tradizionale.
Soluzione: Creare una unità autonoma o società separata, con processi snelli.
Assenza di competenze imprenditoriali: Le risorse interne non conoscono metodologie startup.
Soluzione: Inserire mentor o partner esterni e offrire formazione mirata.
Budget limitato e avversione al rischio: Le PMI faticano a investire in progetti di innovazione a lungo termine.
Soluzione: Allocare fondi sulle singole venture in maniera progressiva, mano a mano che si raccolgono evidenze dal mercato, e cercare co-investimenti esterni pubblici e privati.
Cultura ostile all’errore: Il fallimento viene percepito negativamente.
Soluzione: Promuovere una cultura dell’intrapreneurship su tutta la popolazione aziendale con incentivi e programmi dedicati.
È un modello replicabile, scalabile e adattabile anche alle piccole e medie imprese italiane. In un mercato che premia la capacità di anticipare e innovare, costruire nuove imprese internamente può rappresentare una svolta strategica per chi vuole creare valore nel lungo termine.
L’approccio basato sull’industria potrebbe rappresentare una rivoluzione nel modo in cui l’innovazione viene trasformata in valore economico. Con una chiara Innovation Thesis, una governance snella, il giusto mix di competenze e un’apertura verso partner esterni, anche le imprese di medie e piccole dimensioni possono diventare builders del proprio futuro. La sfida è quella di creare modelli di collaborazione tra aziende consolidate e nuovi imprenditori, che possono provenire sia dall’interno che dall’esterno, favorendo una contaminazione di conoscenze e capitali. Il mercato esiste, le opportunità anche, dobbiamo solo cambiare prospettiva e valorizzare al meglio le risorse esistenti.