#2 BEYOND THE CURVE

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Beyond The Curve #6

Se il primo ventennio degli anni duemila ha visto il digitale permeare la vita quotidiana e trasformare radicalmente i modelli economici, il prossimo passaggio non riguarderà soltanto nuove app o piattaforme, ma il rapporto tra cittadini e istituzioni. 

È in questo snodo che si colloca il Govtech, la tecnologia al servizio del governo e della sfera pubblica. Un termine che non va confuso con la semplice digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, ma si tratta di un ecosistema di soluzioni, startup e policy capaci di ridisegnare le modalità con cui lo Stato eroga servizi, prende decisioni e costruisce fiducia con la società. Così come il welfare novecentesco nacque dalla necessità di gestire società industriali complesse, il Govtech emerge come risposta alle sfide contemporanee: dall’intelligenza artificiale alla gestione dei dati pubblici, fino alla sicurezza e alla difesa, solo per citare alcuni ambiti.

È il tentativo più radicale di ripensare il rapporto tra Stato e cittadini attraverso la tecnologia, con l’integrazione di tutti gli attori di un ecosistema che includa pubblico e privato, dalle Corporate, alle Start up, dalle Università alla Pubblica Amministrazione, con Regioni, Comuni e Istituzioni nell’accezione più ampia. La digitalizzazione e l’AI tendono a spingere i modelli verso l’interoperatività Uomo- Macchina e questo è un modello anticipato dall’ Industria 5.0 che segna il cammino della co-creazione e della personalizzazione di massa. Questi segnali, le nuove modalità di interagire dell’umano, devono essere prese in considerazione, in quanto il cittadino spesso ha incontrato attraverso altri ambiti nuove esperienze di connessione all’informazione e ai servizi.

È la transizione dallo Stato "istituzione" allo Stato "piattaforma".  GovTech però non è solo una tecnologia, è una traccia: un nuovo modo di concepire lo Stato come piattaforma civica, fondata su trasparenza, partecipazione e sostenibilità. Con un potenziale di impatto pubblico stimato in 1,4 trilioni di dollari entro il 2034, rappresenta una leva sistemica per ridurre costi, migliorare la qualità dei servizi e rigenerare la fiducia verso le istituzioni.

Questa visione ci accompagnerà verso il co-creare servizi pubblici con l’AI, testare politiche in sandbox circoscritte, immaginare infrastrutture civiche come fossero API. E significa anche vedere le startup innovare, dove prima solo le grandi società potevano entrare. L’Europa sta rispondendo, e l’Italia, sorprendentemente, è sulla frontiera.

Il World Economic Forum stima che il mercato globale del Govtech crescerà da 606 miliardi di dollari nel 2024 a 1,4 trilioni entro il 2034, mentre quello italiano potrebbe passare da 12 miliardi nel 2023 a 50 miliardi nel 2031.

È il tentativo più radicale di ripensare il rapporto tra Stato e cittadini attraverso la tecnologia

Lo stato attuale del Govtech in Europa: tra laboratorio e visione strategica

In Europa, il Govtech non è più un esperimento: è diventato una leva competitiva e geopolitica. La Commissione Europea ha integrato il Govtech nell’Agenda Digitale e nelle priorità della European Data Strategy. Le parole chiave? Interoperabilità, cloud sovrano, AI per policy making, e open procurement.

E in un’Europa sempre più consapevole del valore strategico dei dati pubblici, le soluzioni Govtech non sono solo strumenti: sono infrastrutture di fiducia democratica.

Uno dei progetti più rilevanti a livello europeo è GovTech4All, promosso all’interno dell’iniziativa GovTech Connect finanziata dalla Commissione Europea. Questo programma mira a costruire un ecosistema paneuropeo interoperabile dove PA, startup e PMI collaborano attivamente allo sviluppo di soluzioni pubbliche digitali. Tra i piloti più significativi troviamo lo scambio sicuro di informazioni tra paesi, come dati sanitari e certificati educativi, attraverso l’adozione di tecnologie avanzate come la crittografia post-quantistica (PQC) e l’homomorphic encryption (FHE). Un altro progetto pilota di grande impatto è il Personal Regulation Assistant (PRA), un assistente virtuale che aiuta i cittadini a orientarsi tra le normative europee per accedere a prestazioni sociali. In parallelo, il programma supporta startup GovTech tramite bootcamp, acceleratori e sfide dedicate: solo tra il 2022 e il 2024, sono state accompagnate 23 startup in 11 paesi europei, focalizzate su temi come la transizione verde, la partecipazione civica e la digitalizzazione municipale. 

In Europa, il Govtech non è più un esperimento: è diventato una leva competitiva e geopolitica.

Un caso emblematico di accelerazione nazionale è quello della Polonia, con il programma GovTech Poland. Nato da un hackathon nel 2017, ha mostrato fin da subito risultati tangibili: una sfida lanciata dall’Agenzia delle Entrate ha portato alla riduzione dell’80% delle frodi IVA in pochi mesi, grazie all’analisi automatizzata dei dati. Il successo dell’iniziativa ha spinto il governo a istituzionalizzarla, coinvolgendo sei ministeri e numerosi enti locali. La piattaforma oggi promuove gare pubbliche agili, accessibili anche alle startup, e un marketplace digitale per le soluzioni GovTech. 

 

Tra i paesi più avanzati c’è senza dubbio l’Estonia, da tempo punto di riferimento mondiale per la governance digitale. Con una architettura aperta e modulare, ha creato un’infrastruttura su cui le startup possono costruire servizi pubblici interoperabili. Tutti i cittadini estoni possono votare online, firmare documenti legalmente via app, accedere ai servizi sanitari e fiscali digitalmente, e addirittura diventare e-resident. Il principio fondamentale è che i dati debbano essere immessi una sola volta e poi condivisi, in modo controllato, tra enti autorizzati: una visione coerente con i principi europei di privacy e interoperabilità. 

 

Anche la Lituania e i Paesi Bassi si stanno affermando come laboratori europei di innovazione GovTech. Entrambi puntano fortemente sulla co-creazione con i cittadini, sul coinvolgimento attivo degli utenti finali nei processi di design dei servizi, e sulla formazione delle competenze digitali all’interno della PA. In Lituania, ad esempio, la partecipazione civica è stata al centro dell’agenda nazionale “Lithuania 2050”, mentre nei Paesi Bassi si sono sviluppati GovTech Labs in grado di facilitare collaborazioni pubblico-private e sperimentazioni agili. L’OECD ha recentemente riconosciuto queste iniziative come modelli virtuosi in termini di user-centricity, approccio sistemico e change management interno. 

 

Un capitolo a parte merita l’Ucraina, che pur nel pieno di un conflitto bellico ha saputo trasformarsi in un simbolo della resilienza digitale. Il cuore della rivoluzione GovTech ucraina è rappresentato da Diia, l’applicazione che consente ai cittadini di accedere digitalmente a oltre 130 servizi statali, compresi documenti ufficiali, certificati, registrazione delle imprese e – dal 2024 – anche la possibilità di sposarsi online. Diia è diventata un modello globale per la digitalizzazione dei servizi pubblici, tanto da essere oggetto di esportazione verso altri paesi su impulso del World Economic Forum. A fianco di Diia troviamo sistemi innovativi come Prozorro, piattaforma di procurement trasparente basata su architettura open-source, che ha consentito al governo di ridurre la spesa pubblica, combattere la corruzione e coinvolgere migliaia di imprese in aste digitali. Il sistema ha ricevuto premi internazionali come l’OGP Impact Award e il Citi Tech for Integrity Challenge. 

 Lo Stato ucraino ha anche sviluppato un sistema di consapevolezza situazionale chiamato Delta, capace di integrare dati da droni, satelliti e fonti di intelligence per coordinare le operazioni militari in tempo reale, dimostrando come il GovTech possa essere efficace anche in ambiti di emergenza. Al contempo, il paese ha investito fortemente nella formazione digitale interna, lanciando il programma CDTO Campus per formare oltre 1.500 digital leader nel solo primo anno. 

 In conclusione, le esperienze europee e ucraine dimostrano come il GovTech non sia più un’utopia, ma una strategia concreta per innovare la pubblica amministrazione, migliorare i servizi ai cittadini e rafforzare la competitività del continente. L’Europa si distingue per un approccio sistemico, basato su interoperabilità, sicurezza dei dati, coinvolgimento degli utenti e apertura alle startup. Le best practice analizzate – da GovTech4All all’Estonia, dalla Polonia all’Ucraina – mostrano come, quando la tecnologia incontra governance e visione politica, si possano ottenere risultati misurabili, replicabili e trasformativi.

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